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Parco Salvatore Quasimodo

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10 gennaio 2011 1 10 /01 /gennaio /2011 09:27

Suggestive scene presepiali nell'antica torre saracena      

Art. Pubblicato sulla Gazzetta del Sud - Edizione del 09.01.2011


Roccalumera, 9 Gennaio 2011 - Una significativa ed artistica esposizione di presepi ha chiuso in maniera esaltante, con grande consenso di pubblico, la mostra di presepi artistici allestita nell'antica torre saracena di Roccalumera dal "Parco Quasimodo". Una mostra preziosa, dove il dettaglio è il valore aggiunto dell'autrice, l'artista di Mandanici Tina Spadaro, che, dopo il liceo artistico di Reggio Calabria, ha svolto il suo excursus professionale a Toronto in Canada come pitpresepe.JPGtrice e come scultrice, qui, a Roccalumera, espone soltanto scene presepiali in ceramica. La sua caratteristica è quella di ridurre da cinque a tre i personaggi del presepe. Sono, infatti, assenti il bue e l'asinello, ma le sue opere, forse anche per questo, contengono una profonda intensità di sentimenti che emoziona il visitatore fino a fargli avvertire le radici più profonde della Nascita dell'Uomo e fino ad indirizzarlo su un percorso culturale avvertito, sentito e voluto. Soffermarsi sulle materie scultoree ed ammirarne linee e lineamenti vuol dire ritornare o, meglio, ricordare, che Maria, nella sua semplicità espressiva, rappresenta l'umanità che accoglie il Dono di Dio, che la meraviglia di Giuseppe ci riporta all'Uomo giusto pronto ad accettare il disegno divino e che il "cuore" del presepe, il Bambinello, raffigura la grandezza divina che si fa umana. C'è poi l'originalità della collocazione. Se nelle rappresentazioni plastiche del barocco napoletano si aggiungono sempre cose nuove per rispondere all'attualità, le opere di Tina Spadaro sono dominate dall'attualità che, inserita in contesti molto originali, fa di ogni presepe un elemento unico, motivo di viva riflessione. Molto interessante quello che si rifà all'abbattimento delle torri gemelle di New York. E' un bassorilievo in terracotta eseguito nel 2002 con le torri inclinate dal violento urto che, però, proteggono la misera Natività come a voler significare che il male ferisce anche fin troppo drammaticamente, ma non può distruggere radicalmente il Bene. Altra opera particolarmente incisiva è quella che rappresenta l'Evento sopra una antica anfora a quattro bracci (già contenitore di olio), fortunosamente recuperata e qui valorizzata come base per una scultura molto tenera. C'è poi, collocato in mezzo alla sala e, come base il perimetro della nostra isola, il "Presepe di famiglia". Un'opera realizzata con sughero, corteccia e legno e "animata" da circa 300 minuscoli personaggi in ceramica alti ciascuno circa 4 centimetri. In questa grandiosa scena presepiale si vuole rappresentare la Sicilia con i suoi aspetti positivi e quelli negativi. Così è facile identificare attività artigianali tradizionali e, a sorpresa, un "club" di pensionati, un corteo matrimoniale, la processione del santo patrono, uno scalatore dell'Etna e perfino un delitto di mafia. Belle opere, dunque, presentate da un'artista di valore dalla spiccata sensibilità che riesce a ben armonizzare forme e volumi e a indicare anche, attraverso il presepe, il recupero di una identità troppo trascurata da qualche decennio in qua grazie soprattutto a "una ondata di neoreligiosità largamente pretestuosa perché si avvale di motivazioni esclusivamente politiche", come ebbe a dire lo storico Franco Cardini.

Carmelo Duro
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