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Parco Salvatore Quasimodo

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Le linee strategiche del Multilinguismo in Europa: Lingue, Mobilità e Occupabilità


 
“Think like a wise man but communicate in the language of people”. (Pensa saggiamente, ma comunicalo chiaramente) W. B. Yeats

Un giorno non lontano, potremmo entrare in una libreria per chiedere l’ultimo libro del nostro scrittore preferito “Vorrei il tal libro del tal scrittore, l’avete?” e la libraia “ Sì certo, ma quale traduzione preferisce? Quella di “X”, di “Y” o la versione di “Z”?

A quel punto ci penseremo su, sfoglieremo le prima pagine e ascoltando lo scorrere delle parole e la musicalità dei suoni, decideremo in base alla traduzione che più ci aggrada.

Nel suo pamphlet sulle lingue, Umberto Eco non è andato lontano dalla verità affermando che “La lingua dell’Europa è la traduzione”. È proprio questo il punto di partenza, che getta una nuova luce sulle lingue europee e sul loro ciclo di vita: insegnamento, apprendimento e uso.

Nello specifico la Strategia per il multilingusimo, partita nel 2005 e adottata nel settembre 2008, si articola in una pluralità di azioni dirette ai seguenti obiettivi:

  • tutti devono avere la possibilità di comunicare in modo appropriato, di sfruttare le proprie potenzialità e di trarre il massimo beneficio dalle possibilità offerte da un' Unione europea moderna e innovativa;

  • tutti devono avere accesso a un’adeguata formazione linguistica o comunque poter vivere, lavorare, comunicare nell’UE senza incontrare ostacoli linguistici

Ad oggi le lingue dell’Unione sono 23, il tedesco è la lingua madre più diffusa nell’Unione europea con circa 90 milioni di parlanti nativi - il 18% della popolazione dell’Unione - seguono inglese, italiano e francese parlate ciascuna da 60-65 milioni di abitanti – 12/13% della popolazione totale-, l’inglese tuttavia, parlato da circa il 38% dei cittadini UE come prima lingua straniera supera di gran lunga il tedesco e le altre lingue: in effetti l’inglese è ancora, ad oggi, la lingua più utilizzata a livello europeo, nonostante l’arrivo nel 2004 di 12 nuovi Stati membri. È interessante, però, soffermare l’attenzione su un dato evidenziato dall’ultimo “Sondaggio speciale Eurobarometro sulle lingue” voluto dalla Commissione nel 2006: le migliori competenze linguistiche si trovano in paesi relativamente piccoli o la cui lingua ha diffusione limitata al di fuori dei confini. Più del 90% della popolazione in otto paesi dell’Unione - Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Slovacchia, Slovenia e Svezia -, sostiene di parlare una seconda lingua in aggiunta alla propria lingua madre. Dal lato opposto solo il 34% degli irlandesi ed il 38% dei britannici sostiene di conoscere una seconda lingua ad un livello sufficiente per sostenere una conversazione. Gli otto paesi dell’Unione cui si fa riferimento costituiscono un caso di “multilinguismo spontaneo-necessario”, che richiama alla mente un periodo storico ormai lontano, che però ebbe implicazioni importanti anche sullo svilupparsi di una sorta di multilinguismo.

Torniamo ai tempi della Guerra fredda, quando i “libri dell’Europa Occidentale” non venivano tradotti nelle lingue slave, parlate nei paesi del Patto di Varsavia, allora, un polacco, ad esempio, per leggere l’ultimo libro di uno scrittore francese o spagnolo, doveva procurarselo in lingua originale, questo ebbe il seguente risultato: dopo la caduta della Cortina di ferro, era più facile che un cittadino dell’Est europeo parlasse due o tre lingue europee, grazie alla “sete letteraria”, piuttosto che un Europeo dell’Ovest. Trattasi di “multilinguismo ante-litteram”, precursore, in un certo senso, di quello che viene indicato come il fine ultimo nella Comunicazione della Commissione europea “Multilinguismo: una risorsa per l'Europa e un impegno comune": “L'obiettivo principale è quindi quello di sensibilizzare al valore e alle opportunità della diversità linguistica dell'UE e incoraggiare l'eliminazione delle barriere al dialogo interculturale. A tale riguardo uno strumento chiave è rappresentato dall'obiettivo di Barcellona della comunicazione nella lingua materna più altre due lingue.” Se all’epoca della Guerra Fredda gli strumenti per “socializzare a distanza” con altre lingue erano i libri, magari trovati in scaffali speciali, nella società del 2000, questa funzione viene svolta dalle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione. Sempre nella Comunicazione sul Multilinguismo del settembre 2008 si legge “I mezzi d'informazione, le nuove tecnologie e i servizi di traduzione umana e automatica possono avvicinare ai cittadini la crescente varietà di lingue e culture dell'UE e fornire i mezzi per superare le barriere linguistiche. Possono svolgere anche un ruolo importante per ridurre queste barriere e consentire ai cittadini, alle imprese e alle amministrazioni nazionali di sfruttare le possibilità offerte dal mercato unico e dalla globalizzazione dell'economia. (…) I mezzi d'informazione hanno un forte potenziale di promozione del dialogo interculturale, grazie all'offerta di una rappresentazione più complessa della nostra società caratterizzata da molte voci diverse, e possono essere perciò anche una grande fonte di apprendimento informale delle lingue attraverso l'educazione creativa ("edutainment") e i film sottotitolati”.                          

Non a caso vengono citate “le imprese” nel documento europeo: le lingue sono legate a doppio filo con due altre linee direttrici fondamentali dell’Unione, la mobilità e l’occupabilità.

Le lingue favoriscono la mobilità. La mobilità dei lavoratori in Europa è già una realtà per il 2% dei cittadini in età lavorativa. L’ostacolo più spesso citato che trattiene gli altri dal cercare nuove possibilità di impiego è il fatto di non conoscere le lingue. Proprio per questo la Commissione promuove un ricorso più intenso a scambi, parternariati e gemellaggi per via elettronica nei programmi di istruzione e formazione. L’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono la via del futuro anche nell’ambito del multilinguismo: il progetto “Speech Repository”, IATE (InterActive Terminology for Europe), le conferenze interattive e le chat, il “web casting”, che permette di seguire da qualsiasi luogo una conferenza in una delle lingue in cui avviene l’interpretazione simultanea. In linea con questo, nella Raccomandazione del Business Forum sul multilinguismo istituito dalla Commissione europea, emerge un impegno nel trasformare la diversità linguistica in una vantaggio veramente competitivo, non soltanto legato alle politiche degli Stati nazionali, ma che sia anche una prerogativa delle imprese europee. Il multilinguismo viene indicato come un modo per conquistare nuovi mercati, legato all’obiettivo della Strategia di Lisbona: le conclusioni di un’indagine finanziata dalla Commissione europea, presentata nella primavera 2007 indicano che, quando non dispongono di competenze linguistiche, le imprese perdono affari. Si stima che l’11% delle piccole e medie imprese europee esportatrici (945.000 società) perda contratti a causa delle barriere linguistiche. Le lingue rendono più competitivi. Per sensibilizzare il mondo imprenditoriale al ruolo chiave del multilinguismo per la competitività economica, la Commissione ha organizzato alla fine del 2007 una conferenza intitolata “Più lingue più affari”.

Da “ Le conoscenze migliorano l'efficenza delle imprese”:

Conclusioni e Raccomandazioni:

 Nelle imprese le strategie per l’apprendimento delle lingue siano appoggiate al più alto livello gerarchico;

 Organismi nazionali, regionali e locali sostengano le imprese negli sforzi compiuti per un’utilizzazione strategica delle lingue;

A livello di impresa, le aziende devono:

•  Fare il punto delle competenze linguistiche esistenti nell’impresa e rapportarle alle esigenze e alle opportunità a tutti i livelli dell’organizzazione e per tutte le funzioni dell’azienda;

•  Rivedere le politiche di assunzione e le strategie di sviluppo nell’ambito della gestione delle risorse umane, definire obiettivi di competenza linguistica individuali per i dipendenti, che corrispondano ai rispettivi compiti e responsabilità;

• Applicare un’ampia gamma di strategie di gestione del settore linguistico, quali investimenti nella formazione linguistica, assunzione di dipendenti madrelingua per le varie lingue, ricorso alle tecnologie linguistiche e collaborazione con traduttori e interpreti, comunicatori e mediatori culturali

Queste le indicazioni per il mondo del lavoro, ma se a monte, nella scuola, non si è fatto un lavoro propedeutico, si può andare poco lontano, ed anche in questo caso l’Unione europea viene in aiuto con due documenti, molto importanti: il primo inquadra rebus sic stantibus la situazione, e dà utili indicazioni su come la scuola del XXI secolo debba attrezzarsi per far fronte alle sfide del nuovo millennio; il secondo esplicita come la scuola debba fare ciò: la chiave di tutto sta nel passare dalle conoscenze alle competenze, differenziate per ambiti.

1) “Migliorare le competenze per il XXI secolo: un ordine del giorno per la cooperazione europea in materia scolastica ”: (Comunicazione della Commissione, 2008)

“I cambiamenti sociali ed economici nell'Unione europea sono forieri di nuove opportunità e di nuove sfide. Oggi i giovani hanno bisogno di una gamma di competenze più ampia che mai per potersi realizzare in un'economia globalizzata ed in società sempre più diversificate. Molti faranno lavori che oggi non esistono ancora. Molti avranno bisogno di capacità linguistiche, interculturali ed imprenditoriali avanzate. La tecnologia continuerà a cambiare il mondo in modi che oggi non possiamo immaginare.”

2) "Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa alle competenze chiave per l'apprendimento permanente

“Dato che la globalizzazione continua a porre l'Unione europea di fronte a nuove sfide, ciascun cittadino dovrà disporre di un'ampia gamma di competenze chiave per adattarsi in modo flessibile a un mondo in rapido mutamento e caratterizzato da forte interconnessione.”

Nella sezione sulle Competenze linguistiche si legge:

Un atteggiamento positivo comporta l'apprezzamento della diversità culturale nonché l’interesse e la curiosità per le lingue e la comunicazione interculturale.”

Questo quanto enunciato, suggerito, e auspicato dall’Unione europea. Ma, concretamente, gli Stati membri che cosa fanno? Nel caso dell’Italia, alle sue scuole e ai centri di formazione viene data la concreta possibilità di mettere in luce progetti e attività nell’ambito del multilinguismo e delle lingue in generale, grazie al concorso per l’assegnazione del Label Lingue europeo 2009.

Saper comunicare nelle 23 lingue europee è una grande sfida, all’altezza dei progetti ambiziosi che da sempre hanno contraddistinto la storia e la natura dell’Unione.

Multilinguismo nell’Unione europea: risorse utili

- Portale del Multilinguismo: news, eventi, materiali multimediali

- Commissario europeo per il Multilinguismo Leonard Orban: politiche per le lingue

- Documenti importanti sulla politica europea in materia di lingue:

- Conferenza europea sulla Traduzione letteraria e la cultura (Bruxelles aprile 2009)

 

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